Fuga dei Medici Specializzandi dalle specialità dove si guadagna di meno

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Secondo una recente indagine condotta da Anaao Assomed e Settore Anaao Giovani, i giovani medici italiani che scelgono di specializzarsi tendono a preferire le scuole di specialità che offrono sbocchi lavorativi privati e ambulatoriali rispetto a quelle ospedaliere e pubbliche. Questo comportamento ha portato all’abbandono o alla mancata assegnazione di contratti statali di specializzazione, soprattutto in specializzazioni come la medicina d’emergenza-urgenza, la microbiologia e la patologia clinica e biochimica clinica. Questi dati rappresentano una grave problematica per il sistema sanitario italiano, che deve far fronte a una carenza di specialisti in queste branche essenziali.

 

Borse di specializzazione andate in “fumo”

 

L’indagine ha esaminato anche la fruizione dei contratti statali banditi negli ultimi due concorsi di specializzazione. In particolare, si è notato che circa il 19% dei contratti non viene assegnato o viene perso durante il percorso di specializzazione. Questo è sintomo di una programmazione alterata e dicotomica che comporta un’attuale erogazione non ottimale dei servizi sanitari. Non vi sono differenze sostanziali tra le varie regioni italiane.

 

L’attuale tasso di assegnazione delle borse di specializzazione del 18% non è uniforme in tutti i settori medici, ma cela preoccupanti differenze. In alcuni settori, come la chirurgia plastica, la dermatologia e la cardiologia, quasi tutte le borse sono state assegnate e utilizzate, mentre in altri settori, come la medicina di emergenza e urgenza, la maggior parte delle borse rimane inutilizzata o viene abbandonata in favore di discipline ritenute più attraenti. Questo fenomeno comporta una carenza di personale medico nelle aree ospedaliere e pubbliche, mentre la richiesta di servizi medici privati ​​continua a crescere, con conseguente aumento di costi per i pazienti.

 

Le statistiche mostrano che ci sono molte più adesioni alle scuole di specializzazione che includono l’attività privata e ambulatoriale come sbocco lavorativo, rispetto alle scuole che si concentrano prettamente su attività ospedaliere e pubbliche. La tendenza attuale indica che la difficoltà di spendere le proprie competenze presso cliniche e ambulatori privati ​​sta allontanando i medici da alcuni reparti ospedalieri, aumentando la carenza di medici e peggiorando il servizio sanitario.

 

Non solo: sono moltissimi i medici specializzandi che durante il corso di specializzazione decidono di dedicarsi ad altre attività parallele (sostituzioni di medico di medicina generale e di continuità assistenziale) per incrementare ulteriormente i loro guadagni. Qui un approfondimento su quanto guadagna un medico specializzando.

 

La crisi del pronto soccorso

 

Si sa che nei PS molti medici sono costretti a lavorare a turni lunghi e intensi, compresi quelli notturni e festivi, con un carico di lavoro elevato, anche a causa della scarsità di personale. Queste condizioni di lavoro poco attrattive per i medici portano a una bassa attrattività delle scuole di specializzazione in medicina d’urgenza e a una grande carenza di medici specializzati nel settore. Solo la metà dei posti disponibili per la specializzazione in medicina d’urgenza viene occupata, e molti medici che completano la specializzazione in medicina d’urgenza scelgono di intraprendere altre attività sanitarie, come il volontariato o l’attività direzionale in case di cura. In generale, la mancanza di specialisti dell’urgenza sta mettendo in crisi i Pronto Soccorso.

 

Per affrontare questo problema, è stato stanziato un finanziamento di 200 milioni di euro per remunerare ulteriormente i medici di pronto soccorso nell’ultima finanziaria. Tuttavia, sarà difficile spezzare questo circolo vizioso con questo tipo di intervento. È necessario trovare soluzioni più ampie per rafforzare il servizio sanitario italiano, come eliminare il numero chiuso nelle facoltà di medicina e aumentare il numero di borse di specializzazione, e incentivare i medici a rimanere nei reparti ospedalieri pubblici.

 

Anche i medici specialisti lasciano

 

Il segretario nazionale Anaao Assomed Pierino Di Silverio ha sottolineato che questa situazione non riguarda solo i medici, ma i medici specialisti (qui un focus sulla fuga dal pubblico). Questo problema avrà inevitabili ripercussioni sul futuro del sistema di cure sanitario italiano. Occorre investire sui professionisti per rendere di nuovo appetibile la professione medica. L’industria sanitaria deve integrare e dare un ruolo attivo agli specializzandi, fornendo loro una formazione adeguata e prospettive professionali reali.

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