Gli effetti del cambiamento climatico nel mondo

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Negli ultimi due anni sentiamo tanto parlare di cambiamento climatico, ma di cosa parliamo realmente?

Partiamo dal principio e dai presupposti essenziali di cui pochi fanno menzione.

Innanzitutto, il cambiamento climatico può essere di due tipologie e onde evitare confusioni, vanno distinte in: cambiamento climatico naturale e cambiamento climatico portato dall’attività umana sul Pianeta.

Senza entrare nei tecnicismi e in inutili percentuali che non fanno che creare più confusione attorno un problema fin troppo reale, possiamo dire che le temperature negli ultimi anni, si sono mediamente alzate. Di questo se ne parla anche nell’infografica dell’articolo pubblicato sul blog del sito di slot machine di Betway, che ha stilato una classifica approfondita delle temperature italiane massime degli ultimi anni.

Per cambiamento climatico naturale, si intendono i cicli naturali del Pianeta Terra, che possono essere lunghi anche più di mille anni.

Ecco che ci si ritrova a combattere per 50 anni con problemi di desertificazione evidenti, ad esempio, e scioglimento dei ghiacci nonché innalzamento delle temperature medie globali. Questi processi sono incontrovertibili: la storia ne è piena di esempi. Pensiamo ad Annibale che oltrepassò le Alpi con gli elefanti a fine di settembre del 218 a.C, ancora all’etimologia del nome “Groenlandia”, derivante da “Grünland” o “Greenland”, ossia “Terra Verde”.

Per avere ancora un esempio degno di nota, i ricercatori trovarono un esemplare di Mammut con fiori tropicali non digeriti nel suo stomaco ed erba. I Mammut parrebbe amassero cibarsi di erba verde e fiori. Questo ci fa capire quanto diverso era il clima 30 mila anni fa sul nostro Pianeta e come zone oggi ghiacciate quasi tutto l’anno o perennemente, potessero in realtà ospitare forme di vita vegetale ed animale.

I cambiamenti climatici in questo senso sono sempre esistiti perché il Pianeta è vivo e attraversa dei cicli naturali come ogni cosa nell’Universo (stelle, pianeti, galassie, ecc..).

 Il cambiamento climatico causato dalla mano umana invece, non è certo un fenomeno nuovo relativo solo agli ultimi anni, ma semplicemente, solo dal 2021 abbiamo iniziato a parlarne continuamente e interessarci di questo enorme problema.

 Gli effetti disastrosi (anche per la vita umana stessa sul Pianeta) sono iniziati già oltre 60 anni fa, basti pensare al famoso lago d’Aral, la cui desertificazione è nota da ben prima che il ventennio del Duemila. Il Lago d’Aral è stato un lago salato di origine oceanica, situato alla frontiera tra l’Uzbekistan ed il Kazakistan che oggi è praticamente scomparso, riducendosi ad una “pozzanghera” se vogliamo, rispetto alla sua magnifica estensione originaria.

 La domanda che ci sorge spontanea è: perché a nessuno è mai importato?

 Il Protocollo di Kyoto, mai rispettato dai governi mondiali e i continui disboscamenti ancora oggi in atto

 Chi si ricorda del Protocollo di Kyoto? Questo trattato dimenticato da tutti fu firmato l’11 Dicembre del 1997, ma entrato in vigore soltanto otto anni più tardi (nel frattempo a nessuno sembrava importare molto).

L’accordo stilato a Kyoto, Giappone, aveva lo scopo di ridurre le emissioni di gas serra nei Paesi industrializzati, per ovviare al problema dello scioglimento dei ghiacciai in quegli anni molto sentito. Ebbene dal 2005 al 2020, anno di scadenza di questi accordi internazionali, gli standard pro capite di Co2 sono stati costantemente infranti da tutti i Paesi membri. L’accordo ha avuto un fallimento quasi immediato perché la corsa al capitalismo è stata da subito ritenuta più importante dai Paesi industrializzati, permettendo così al sistema delle “quote fossili” di essere accantonato quasi da subit . Questo ha fatto sì che le sanzioni, piuttosto onerose che dovessero essere pagate da uno Stato, ogni qualvolta venivano infranti gli accordi, diventassero un peso insostenibile che hanno dato il via ad un turbinio di accordi infranti fra le parti.

 Nuovo ecologismo, vecchia politica: la moda del “Green”

 Nel frattempo, in Brasile, la corsa al disboscamento non è mai cessata. Nonostante i numerosi appelli di associazioni ambientaliste, fra cui anche Green Peace, forse la più nota, le principali multinazionali mondiali hanno continuato a distruggere l’Amazzonia, polmone verde del mondo.

 Soltanto vent’anni più tardi si inizia a parlare di “olio di palma” e di quanto questo potesse essere dannoso, non solo per la salute umana (soprattutto per le modalità di produzione), ma anche per la Natura. Le palme da olio infatti furono (e sono!) la principale causa di disboscamento a carico delle multinazionali dell’alimentare.

 Oggi ci troviamo di fronte ad un “nuovo ecologismo”, ma con una vecchia politica: anziché optare davvero per soluzioni “Green” si preferisce sporcare con questa parola il senso del vero ecologismo. (“Sporcare” anche letteralmente, dopo gli accaduti che hanno visto giovani adolescenti sporcare palazzi storici ed opere museali). Ci troviamo quindi di fronte a “olio di palma Green”, auto elettriche di cui materiali avranno provenienza dubbia e le solite guerre fra Stati alle risorse.

 Negli Anni 80, quando l’attivismo climatico ebbe un “boom”, chi praticava questo tipo di pensiero era considerato un emarginato sociale, questo anche in Italia, dove il partito ecologista dei “Verdi” non ottenne mai molto adito.

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